Progetti

Io sono disponibile a lavorare su progetti innovativi, in vari ambiti della tecnologia, in particolar modo, nei settori che favoriscono attività etiche, come la salvaguardia ambientale, gli ausilli alle persone, l’utilizzo della robotica e dell’intelligenza artificiale per scopi umanitari o didattici.

A tal proposito ho in serbo alcuni progetti che vorrei condividere con persone o enti interessati a questi ambiti di ricerca.

Potete contattarmi direttamente, per ulteriori informazioni, al seguente indirizzo e-mail: romeo.ceccato@gmail.com.

Salvaguardia ambientale

Per esempio: il Veneto ha circa 15 laghi, Lago di Garda, Lago di Santa Croce, Lago di Misurina, Lago di Centro Cadore, Lago Ghedina, Lago di Sorapis, Lago di Alleghe, Lago di Auronzo, Lago del Mis, Lago Coldai, Lago Federa, Lago di Limides, Laghetto delle Tose, Laghi di Revine, Lago di Fimon.

Io credo che sarebbe opportuno tenere monitorata la situazione delle acque.

Si può fare? SI!

Costa molto? NO!

Si può automatizzare questa attività, con droni di superficie e intelligenza artificiale, basta volerlo!

sono a disposizione per questo progetto, se a qualcuno interessa!

Credo di avere le giuste competenze e di conoscere le organizzazioni locali, italiane ed internazionali, con le quali operare, sin dalle fasi preliminari di un progetto che ritengo essere importante per la salvaguardia del nostro territorio.

Robotica didattica

Nell’ambito della didattica, sarei disponibile alla costruzione di robot, come quello rappresentato in immagine, adatto per l’interazione con anziani e bambini, che utilizza il framework Cheshire cat.a.i.

Il progetto è potenzialmente già operativo: quasi tutti i software sono già stati realizzati, ma sto cercando qualche ditta o Ente che mi possa finanziare.

E’ già disponibile il software e anche l’hardware per Q.bo STEM.

Sistemi robotici di sicurezza

Sono disponibile a valutare dei lavori inerenti la realizzazione di sistemi robotici per la sicurezza che fanno uso di droni, robot ed applicativi di intelligenza artificiale.

Robotica assistenziale

Sono disponibile a valutare collaborazioni per la realizzazione di applicazioni di intelligenza artificiale e robotica inerente l’assistenza a persone disabili ed anziani.


Progetto Know-how

Le “maestranze” sono la spina dorsale dell’azienda, sono le persone che con le loro competenze, acquisite sul campo, spesso hanno apportato quello che viene definito “valore aggiunto”, sono i “generatori della qualità”, sono quelli, che nel tempo, hanno garantito, con la loro professionalità, ma anche con la loro umanità, una stabilità all’impresa, alla ditta, all’azienda, al laboratorio, o, in qualsiasi luogo queste persone, siano state impiegate.

L’utilizzo dell’espressione Know-how non fa solo riferimento ad una conoscenza applicata, alla conoscenza delle modalità teorico pratiche relative ad un processo o all’impiego di un macchinario o apparecchio, ma anche al bagaglio culturale di coloro che, negli anni, hanno contribuito alla “vita lavorativa”.

Tale competenza rappresenta un vantaggio competitivo ed è un valore che, entro certi parametri, può essere tutelato sul mercato, un valore che non deve essere perso o buttato via a fine carriera.

In ambito aziendale il Know-how può essere tecnologico, ossia riguardare lo sviluppo e l’impiego di una tecnologia utilizzata nella produzione.

Può essere inoltre strategico, se riguarda le informazioni circa l’organizzazione imprenditoriale che permette di differenziarsi dalla concorrenza.

Anche il marketing e la commercializzazione di un prodotto ricadono nell’ambito del Know-how di un’azienda.

In questo caso si può parlare di Know-how commerciale.

Non ultimo per importanza, l’ambito logistico o finanziario del Know-how, connesso alle attività gestionali.

Se vogliamo, il know-how è un patrimonio di conoscenze tecniche e pratiche e anche teoriche, connotate , a volte, da requisiti di segretezza e originalità, atte a ottimizzare processi produttivi industriali ma non solo, anche artigianali od artistiche, brevettate o meno, o comunque inidonee ad essere tutelate, tramandate diffuse in un ambito ristretto a anche in un ambito sociale, in quanto non sempre consistenti in risultati industriali specificamente individuabili.

Nell’ambito pratico, la manodopera esperta (spesso) è quella più anziana!

E’ un dato di fatto: nelle imprese manifatturiere la manodopera esperta è quasi sempre quella più anziana.

Di per sè non è un problema, ma lo diventa solo quando nell’organizzazione non si intravvede la possibilità di trovare validi sostituti nel momento in cui questa manodopera esperta lascerà l’organizzazione.

Al giorno d’oggi non sempre le scuole professionali che “insegnino un mestiere operativo”, lo possono fare con i criteri di un tempo, vuoi per una tecnologia divers, vuoi per un approccio globale che non tiene in debita considerazione ciò che di fonamentale le scuole di una volta avevano: la praticità manuale, che è propedeutica ad un corretto approccio al lavoro.

L’istruzione superiore quasi non tiene in considerazione l’importanza della “manualità delle cose” e l’istruzione universitaria difficilmente prepara laureati con competenze anche operative!

La formazione dei neo-assunti nelle aziende e la sostituzione del personale esperto rappresentano un’area di grande criticità organizzativa.

Il problema del ricambio generazionale sta dunque diventando un’emergenza, anche in considerazione di un corretto atteggiamento nei confronti di un upgradamento tecnologico spinto all’automazioni in qualsiasi ambito produttivo: saper battere velocemente i tasti su una tastiere non è sintomo di competenza! Saper manovrare un robot, un drone o un avatar non garantisce la qualità di un prodotto!

In questo periodo storico stanno ancora lavorando nelle nostre fabbriche operai che sono stati formati negli anni ’80 e ‘90 ( i boomers), quando c’era la copresenza di due fattori critici non trascurabili: era ancora in funzione un sistema formativo che preparava le nuove generazioni ad assumere un ruolo di tecnico in fabbrica e che allo stesso tempo era in grado di fornire i fondamenti necessari per poter avviare una nuova professione.

Il trapasso delle nozioni avveniva in modo quasi automatico sia perché i macchinari erano più semplici di quelli odierni e sia perché c’era il tempo fisico per permettere che tale scambio avvenisse.

Diventa dunque strategico assistere i nuovi tecnici permettendogli di accedere all’esperienza storica delle scelte tecniche, già avvenute in passato (cosa che diventa estremamente utile in particolare anche quando le persone esperte non fanno più parte di un’organizzazione) o hanno smesso l’attività, anche artigianale o artistica, oppure lo stanno per fare!

Il progetto Know-how, che mi piacerebbe portare alla luce, prevede la sinergia di uno staff tecnico che sia in grado di “confezionare” una piattaforma mulltimediale adattabile ad ogni esigenza tecnico pratica, tale da poter “incapsulare” quel “bene prezioso” che chè è il prodotto dell’arte.

Da parte mia potrei di collaborazioni con operatori video, intervistatori, informatici, ad altre figure professionali, che a vario titolo, possono garantire il “recupero testimoniale” tarandolo sulle esigenze di coloro che ritengono importante non “perdere la memoria” di certe “arti e professioni”.

In un mondo sempre più tecnologico e sofisticato, dove il consumismo consuma le nostre vite, cercare di preservare almeno la memoria di certi lavori, a mio avviso è fondamentale.

Il valore di molte attività manuali diventerà sempre più ricercato, riporto alcuni esempi a riguardo:

Edo Janich: Friulano di origine ma cresciuto e vissuto per lo più a Roma, Palermo, Venezia, è un artista totale: scultore, pittore e soprattutto incisore.

Dicono di lui: “Non ha mai fatto parte di correnti, gruppi, mode, tendenze. Tutt’altro, forse è lui in grado proprio di fare tendenza. Se da una parte si riconoscono in lui solidi e ben metabolizzati riferimenti ai grandi artisti del passato, dall’altra le sue opere non sono moderne né contemporanee, ma presidiano un nitido orizzonte di futuro e si stagliano superbe ben sopra il panorama dei manieristi d’oggi soggiogati dalle trasgressioni e che nulla aggiungono di nuovo alla storia dell’arte. Produce immagini capaci di mostrare una realtà nuova delle cose, partecipe meravigliosamente dell’universo tramite lo splendore della luce. La sua feroce passione creativa che quotidianamente lo sorregge, si nutre contemporaneamente di una quasi infantile limpida libertà d’inseguire colta poesia e di una ostinata energia febbrile, che dominando abilmente mezzi manuali e tecnica, asseconda invenzioni di scena efficaci e raffinate. Così i riferimenti a codici architettonici, pittorici e letterari si fondono e danno vita a sorprendenti e nuovi spaccati culturali. Gesti, anime, spazio, trovano una particolare finezza. Le sue forme cave e sinuose giocano con la luce fino a proporre scorci di dialogo con suggestive interiorità, mentre un’infinità di segni quasi puntiformi fanno della luce il modo di rincorrere lo spazio, l’anima e la poesia.”

Giuseppe Greco è nato a Manduria (Puglia) nel 1970.

Nel 1987, dopo aver conseguito il diploma di “maestro d’arte” presso l’Istituto d’Arte di Lecce, si trasferisce a Roma diplomandosi presso la locale Accademia di Belle Arti nel 1991. Contemporaneamente studia alla scuola dell’”Arte della Medaglia”. dell’Istituto Zecca dello Stato. Dal 1986 partecipa a concorsi nazionali e viene premiato dall’Istituto Pio Catel di Roma, dal Comune di Greccio (Lazio), dall’Ambasciata del Sud Africa a Roma e dall’Istituto Nazionale INPDAP.

Nel 1997 collabora con lo scultore e incisore Edo Janich alla realizzazione degli ornamenti per la nuova chiesa di San Pietro a Bagheria (Sicilia) e alla realizzazione della Meridiana posta davanti alla Banca Centrale d’Italia a Roma. In occasione del Giubileo del 2000 incide, con Patrizio di Sciullo, la mappa monumentale di Roma per conto della Biblioteca Vaticana. Con quest’opera vince il premio “Ostia Antica” come migliore opera realizzata per il Giubileo da un artista italiano. Nel 2001 costruisce la propria fonderia a Manduria e realizza un monumento in bronzo di 15 piedi a S. Pancrazio Salentino (Puglia). Produce anche dipinti, sculture, incisioni, design e gioielli.


Devid Andreazza: Artigiano del ferro battuto, vive in provincia di belluno, ed oltre a battere il ferro sona in una band musicale, mettendoci la stessa passione!


Chiara Cesaro: L’arte delle piccole cose, quelle fatte con amore e fantasia che generano poesia.

Ma quante altre sono le attività umane che si stanno perdendo?

Dall’arte della doratura o l’arte della tecnica dei “lavori in foglia d’oro”:


o delle realizzazioni murarie in “arte incerta”:


O alla realizzazione di mosaici o, ancora, all’attività amanuense, come quella di Aldo Jotti:

o alla regatoria dei testi antichi, quelli che ci hanno tramandati la cultura su cui si fondano i principi dei ogni convivenza civile.

Per questo, mi piacerebbe poter avere l’opportunità di poter portare a compimento questo progetto con le persone che ritengono di condividere questi principi.

Progetto recupero edilizia industriale

La Regione Veneto ad esempio, conta più di 92mila capannoni industriali (32mila solo a Padova e Treviso).

Molti dei quali, 11mila (il 12% del totale) dismessi e inutilizzati.

L’obiettivo del progetto Capannoni On/Off, che utilizza lo strumento del “geoportale” (portale con geolocalizzazione delle informazioni) per mettere insieme e rendere pubbliche e facilmente accessibili banche dati di enti diversi: dal Catasto all’Agenzia Entrate, e poi Comuni, Province, Registro imprese camerale, gestori di reti come Tim, fornitori di utilities come Acegas, Amga, Ascopiave, Etra, Contarina. Tutte le informazioni del geoportale, a cui si accede con una ricerca per chiavi come Comune, superficie, stato dell’edificio, dotazioni e servizi, saranno uno strumento a disposizione delle Amministrazioni per la programmazione territoriale, per i piani di riassetto e rigenerazione urbana, per l’infrastrutturazione digitale, ambientale ed energetica. Ma potranno essere utili anche alle imprese che hanno bisogno di strutture, ai progettisti e agli operatori delle costruzioni per il recupero e riuso. La banca dati sarà insomma l’infrastruttura immateriale da cui partire per trasformare strutture dismesse o degradate da costo ambientale, sociale ed economico a patrimonio da rivitalizzare a vantaggio della competitività del territorio.


Quanto sopra può suggerire alcune opportunità di progetti da realizzare, per esempio:


Acquaponica

Acquacoltura + Idroponica = Acquaponica

L’acquaponica è un sistema di coltivazione fuori suolo, che si basa sulla sinergia tra pesci, piante e batteri creando un ecosistema in equilibrio e resiliente dove gli scarti dei pesci vengono adeguatamente elaborati dai batteri e trasformati in nutrimento per le piante.

Quest’ultime, filtrando l’acqua con le radici crescono vigorose e produttive, permettendo ai pesci di vivere in salute.

Per realizzare un impianto acquaponico è necessario assicurare un ambiente ospitale a tutti gli organismi che entrano in gioco.

Il dimensionamento della vasca dei pesci in funzione dello spazio dedicato ai batteri e alle piante, e viceversa è uno dei fattori principali della opportunità inerenti il recupero di questo tipo di edilizia.

Infatti in una coltura acquaponica è fondamentale assicurare un giusto equilibrio tra le varie componenti del sistema.

La scelta dei materiali e delle dimensioni del sistema influenzeranno il costo di un sistema di coltivazione acquaponico.

I sistemi possono essere monitorati e dotati di automazioni varie.

La progettazione e la realizzazione di tali impianti quindi potrebbe essere dunque un motivo di particolare interesse per il recupero di ambienti industriali, associandolo alla opportunità di installazione di pannelli solari, per la produzione di energia.


Magazzini stoccaggio temporaneo merci

Sono sempre più le famiglie o singoli individui che necessitano di spazi per il Self Storage, ma a volte i prezzi sono abbastanza importanti da sostenere.

In questo senso, molti degli spazi industriali dismessi, potrebbero essere recuperati ed assumerebbero un notevole aiuto alle necessità di molte persone.

Potrebbero essere utilizzati sistemi di monitoraggio e controllo degli accessi, impianti di allarme opportunamente dimensionati e, laddove lo si necessitasse, dotando questi luoghi di addirittura una guardiania,

Anche in questo caso le superfici potrebbero essere fonti di energia, derivante dall’utilizzo di pannelli solari.


Datacenter

Le moderne esigenze di gestione delle reti informatiche, delle elaborazioni dei dati inerenti il mondo dell’intelligenza artificiale e il cloud computing, potrebbero essere una grande oppotunità per alcune delle strutture dismesse, in special modo se asservite da cabine di media/bassa tesnione.

Le esigenze sempre crescenti della gestione dell’infrastruttura dei data center (DCIM) creano però una sfida bruciante: il calore.

Il raffreddamento ad aria tradizionale fatica a tenere il passo, minacciando le prestazioni del data center e la durata delle apparecchiature.

Il raffreddamento a liquido è la soluzione più efficace per i moderni data center con una maggiore efficienza e una maggiore capacità di raffreddamento.

Per mantenere le CPU, le GPU e gli switch di rete ad alta potenza entro le specifiche termiche, le unità di distribuzione del refrigerante (CDU) offrono una capacità di raffreddamento più ampia ai circuiti di raffreddamento a liquido e alle piastre di raffreddamento che si interfacciano termicamente direttamente con le fonti di calore per una maggiore efficienza e una maggiore flessibilità rispetto al tradizionale raffreddamento ad aria.

Pertanto, potrebbero alcune strutture potrebbero essere opportunamente coibentate, dotate di impianti di climatizzazione e raffreddamento per l’asservimento a questo tipo di esigenze tecnologiche, nonché di impianti elettrici e di comunicazione opportunamente dimensionati, cosiccome impianti di monitoraggio e sicurezza ed eventuali guardianie presidiate.

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Produzione di energia dai rifiuti

L’ingegner Domenico Tanfoglio, dice che l’impianto trasformerà rifiuti di qualsiasi natura in materie prime.
In completo automatismo produrrà gas, gasolio sintetico, carbone e calore.
Inoltre recupererà metalli separandoli nella loro specie.
Separerà materiali inerti come vetro, ad esempio: i prodotti ottenuti saranno pronti per l’utilizzo e non ci sarà nessun residuo da dover buttare in discarica.

Se questa macchina fosse installata all’interno di ambienti industriali capienti ed adottata per assolvere allo smaltimento di rifiuti, si potrebbe di nuovo utilizzare l’edilizia industriale di alcuni depositi, capannoni, aree, che sono degradate, con un grande beneficio per i comuni che adottano una tale soluzione.

Speed Energy

Le vie di trasporto a grande percorrenza potrebbero essere dei siti ideali per l’installazione del microeolico, specialmente quando abbinato alla produzione e stoccaggio di energia effettuato con batterie al sale ottenuto anche con materiali riciclati dai pannelli solari.

Avere l’opportunità di dotare le vie di trasporto di punti elettrificati, anche solo per le emergenze, potrebbe essere interessante, quando la tecnologia moderna permette di utilizzare quell’energia che viene fornita dalla natura, senza intaccare le riserve energetiche disponibili nel sottosuolo.

L’integrazione di questo e di altri sistemi inerenti lo sfruttamento delle disponibilità energetiche, quali ad esempio quella fotovoltaica, visto anche come opportunità di rigenerare e migliorare, in termini di sicurezza, la rete autostradale, sarebbe anche una ottima opportunità di lavoro per molti profili professionali.

Sistemi a guida autonoma (droni)

Alcuni anni fa, richiesi, in base ad una analisi di massima sulla fattibilità di una applicazione a carattere internazionale, un parere sulla possibilità di finanziamento inerente la realizzazione di un catamarano oceanico da adibirsi a ricerca, ma soprattutto alla pulizia degli oceani dall’inquinamento di materie plastiche.

In sostanza si trattava di poter teleguidare e controllare da remoto, i movimenti di un catamarano di notevoli dimensioni, non solo, tale imbarcazione doveva essere dotata di un sistema robotico autonomo, per la eventuale manipolazione del carico.

Nel catamarano il progetto prevedeva l’installazione di un pirodisilgasogeno, una macchina che, dalle materie plastiche, potesse ricavare bio-gas, bio-oil e bio-carbone.

Governare un catamarano oceanico, per effettuare la raccolta e la pulizia delle materie plastiche che galleggiano in superficie, o che potesse essere condotto laddove ve ne fosse la necessità, come in alcune città fortemente inquinate, e potesse operare con un minimo di presenza umana, sarebbe, a mio avviso qualcosa di estremamente utile.

I dati salienti del progetto li avevo sviluppati in base q questa mappatura mentale:

Riporto dunque, la mia richiesta inoltrata al ministero dell’ambiente in data il 19 dic 2020:

a lifeplus
Gentilissima Dott.ssa ***,
Le scrivo questa e-mail in quanto credo che lei, nel suo ruolo istituzionale di referente presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del Programma LIFE, possa darmi le giuste informazioni per una mia (nostra) richiesta di finanziamento europeo per un progetto che credo possa interessare non solo il mare Italiano, ma che potenzialmente abbia una portata a livello globale.
Le voglio spiegare in sintesi di che cosa si tratta, sperando di cogliere la sua attenzione premettendo che:
Io mi occupo di robotica, sono un membro della community ROS.org,(https://discourse.ros.org/c/local/Italy/70) e collaboro con una piccola realtà veneta per la promozione e l’insegnamento di materie attinenti l’automazione industriale e la robotica di cui le fornisco un link: http://www.gtronic.it assieme al Prof. Ing. Marco Gottardo.
Nell’ambito delle mie relazioni, sono in contatto con l’Ing. Domenico Tanfolio, titolare di Piromak S.r.l. ***
Sempre nell’ambito dei miei contatti, per la realizzazione del progetto che le esporrò in seguito le segnalo Raffaele Grotti, costruttore di catamarani di cui le fornisco un link: *** al quale ho chiesto la fattibilità del progetto per l’imbarcazione.
Altri soggetti che potrebbero essere partecipi a questo progetto, per quanto riguarda le costruzioni di navi, sono contatti dell’ing. Marco Gottardo.
Il progetto per cui chiedo un suo parere preliminare ad una potenziale richiesta di finanziamento europeo:
la costruzione di un catamarano oceanico per la raccolta e la trasformazione energetica di rifiuti mediante l’utilizzo di un PIRODISTILGASOGENO (PDG) automatizzato e potenzialmente autonomo.
Tale imbarcazione potrebbe essere anche utilizzata per studi oceanici con personale a bordo, o per dei periodi senza personale a bordo potrebbe essere teleguidata o a guida autonoma, abbiamo tutta la tecnologia necessaria per poterla realizzare.
Tengo a precisare che questo tipo di struttura operativa automatizzata potrebbe essere utilizzata anche per lo smaltimento dei rifiuti organici (plastica – copertoni in gomma, rifiuti organici in genere, cippato ecc.) in qualsiasi città costiera del mondo.
Da una stima personale di larga scala credo che il costo possa paragonarsi a quello di un aereo da guerra (F-35A), ovviamente i benefici in termini di investimento invece sarebbero probabilmente “detraibili” dai costi di inquinamento.
Gentile Dottoressa, non credo sia necessario esporre ulteriormente nozioni tecniche in merito, nè credo serva che le illustri ulteriormente le potenzialità del progetto al quale mi piacerebbe poter dare vita assieme a imprenditori e tecnici italiani o nonché internazionali, mi aspetto solo un suo parere in merito e, nel caso riscontrasse un interesse in merito, le chiedo un grande aiuto per portare a alla nascita qualche cosa che ci permetterà di dare un segno concreto di amore verso questo pianeta!
La ringrazio della cortesia e dell’attenzione che presterà a queste poche righe e attendo un cenno di riscontro, augurandole le più belle cose per queste Festività.
Romeo Ceccato

La risposta a tal riguardo fu quella riportata in seguito:

Risposta:

21 dic 2020, 16:42

da ***, ***, me

Gentile Dr. Ceccato,
la informo che l’attuale programma Life si concluderà il 31 dicembre 2020 e che a partire dal prossimo anno entrerà in vigore il Regolamento Life 2021-2027. Tale provvedimento introdurrà importanti novità relativamente alla struttura del nuovo programma, alla dotazione finanziaria e alla tipologia dei progetti ammissibili. Infatti il Life2021-2027  sarà articolato in due distinti settori – Ambiente e Azione per il clima – ciascuno dei quali includerà due diversi sottoprogrammi: rispettivamente “Natura e biodiversità”, “Economia circolare e qualità della vita” per Ambiente , “Mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici”, “Transizione all’energia pulita”  per il settore Azione per il Clima.
Occorre tuttavia sottolineare che  le regole che disciplineranno il futuro Programma non si discosteranno molto da quelli attuali. Mi riferisco in particolare alle persone giuridiche, enti pubblici e/o privati, registrate nell’Unione europea che possono presentare le proposte progettuali oppure  possono parteciparvi in qualità di partner; alla percentuale del cofinanziamento UE (circa il 60%)  che copre soltanto una parte dei costi ammissibili del progetto in quanto la restante parte e a carico del beneficiario e degli eventuali beneficiari associati; al bilancio ottimale di un progetto tradizionale che in media non supera i 5/6 milioni di euro.
Considerato che il budget stimato della sua proposta progettuale dovrebbe aggirarsi intorno ai 100 milioni di euro, (tale dovrebbe essere il costo di un F 35), le rappresento che il programma Life non è lo strumento finanziario più idoneo alla realizzazione del progetto da lei descritto.
Qualora volesse rivedere la sua proposta e conoscere più nel dettaglio l’attuale programma Life, la invito a scaricare dal nostro sito il fascicolo di candidatura “Ambiente e uso efficiente” del precedente bando Life 2020  https://www.minambiente.it/pagina/call-2020
Le segnalo infine che i prossimi inviti a presentare proposte in relazione ai diversi sottoprogrammi sono attesi alla fine di giugno 2021 e la invito a consultare la nostra pagina web dedicata al Programma LIFE 2021-2027, dove verranno inserite, non appena disponibili, le  informazioni  sulla nuova programmazione. La pagina è raggiungibile cliccando su questo link: https://www.minambiente.it/pagina/programma-l-ambiente-e-l-azione-il-clima-life-2021-2027.

Cordiali saluti
***
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In effetti però, qualche tempo dopo, da qualche altra parte, qualcuno iniziò il progetto Manta: https://veracura.network/manta/

Che dotare di guida autonoma o “guidare” da remoto un catamarano in mezzo all’oceano sia più facile che non guidare una macchina, anche su percorsi controllati, sembra evidente, ma anche teleguidare un trattore o dotare un trattore di guida autonoma, così come si fa per un tagliaerba robotizzato, ma con alcune ovvie accortezze in più, sarebbe una cosa fattibile, alleviando da certe fatiche gli agricoltori.

Inoltre, sempre in ambito agricolo, l’utilizzo di tecnologia avanzata dovrebbe essere uno dei trend più importanti nella ricerca, in quanto in questo ambito, si potrebbero utilizzare moltissime applicazioni robotiche, dai droni agli antropomorfi, ma anche ad applicazioni di frontiera come robot insettoidi.

Molto del lavoro sottopagato o del lavoro di persone sfruttate in questo ambito, potrebbe essere evitato!

A proposito di droni a guida autonoma:

la Regione Veneto afferma in un articolo, che dal dopoguerra a oggi l’agricoltura italiana ha subìto profonde trasformazioni; il rinnovamento avviato negli anni novanta accelera nel nuovo millennio con un processo di ammodernamento e innovazione delle aziende agricole che non ha precedenti.

In particolare, come si evince dalla seguente illustrazione:


ci sono altre 80.000 aziende e quasi 850.000 ettari di suolo adibito all’agricoltura, questo, a mio avviso significa una potenziale notevole per l’impiego della robotica in ambito agricolo.

ROS, sinonimo di Robot Operating System non è solo una raccolta di librerie e strumenti progettati per semplificare la creazione di applicazioni robotiche, ma anche una community internazionale che favorisce la cui principale missione è promuovere lo sviluppo di soluzioni software nel campo della robotica collaborativa e accelerare l’implementazione delle funzionalità, date da un framework robusto per la comunicazione tra i diversi componenti hardware e software dei robot impiegati sia in ambito industriale od anche in altri ambiti, quali droni indoor o outdoor, che potenzialmente sono ben impiegabili proprio in ambito agricolo, anche in quanto, in questo ambito, la guida autonoma”, o meglio, tele assistita, potrebbe ottimizzare l’impiego di risorse umane e favorire, sia la ricerca, ma anche la qualità del lavoro agricolo.

Il controllo di robot mobili e per la navigazione autonoma si basa sulla tecnologia SLAM: Simultaneous localization and mapping,

Questi algoritmi specifici, che fanno uso dell’intelligenza artificiale per la gestione della sensoristica SLAM, vengono utilizzati nella navigazione, nella mappatura robotica e nell’odometria per la realtà virtuale o la realtà aumentata.

Gli algoritmi SLAM sono adattati alle risorse disponibili, quindi non mirati alla perfezione, ma alla conformità operativa, proprio quello a cui possono far riferimento i moderni “contadini”.

La tecnologia SLAM utilizza sempre diversi tipi di sensori e fa riferimento a software complessi di intelligenza artificiale, che riguardano la visione computerizzata, il riconoscimento degli oggetti, ovvero, tecnologie, associabili, come i sensori ottici che possono essere telemetri laser unidimensionali (raggio singolo) o 2D (sweeping), LiDAR 3D ad alta definizione, LIDAR flash 3D, sensori sonar 2D o 3D e una o più fotocamere 2D o altre tecnologie impiegabili in quest’ambito complesso ed affascinante.

In questo ambito si potranno impiegare una variegata gamma di droni, sia di terra, sia aerei, sia marini, utilizzabili per le culture in acqua.

I veicoli a guida autonoma per uso agricolo si stanno diffondendo sempre di più e stanno confermando la loro utilità in compiti come l’irrigazione, la coltivazione del grano, il taglio dell’erba e la disinfestazione; queste operazioni possono essere realizzate tramite veicoli o robot che dispongono di un sistema di posizionamento globale come il GPS RTK con doppia precisione che consente un errore di ±2 cm con tecnologia GNSS e di sensori inerziali a 9 gradi di libertà.

I robot hanno bisogno di navigare in maniera autonoma in un ambiente prestabilito specificando aree ed azioni come piantare dei semi, spruzzare un fitofarmaco, irrigare, effettuare una misurazione.

Grazie ai sistemi tecnologici Open Source di ROS2 ed al Know-how acquisito, posso progettare, in collaborazione con delle realtà italiane, robot ad uso agricolo in base alle esigenze oppure trasformare un veicolo tradizionale, come un trattore, in un veicolo autonomo e/o telecontrollato.


Cultura e turismo

L’Italia è caratterizzata da un patrimonio di biodiversità tra i più significativi in ambito europeo sia per numero totale di specie animali e vegetali, sia per l’alto tasso di endemismo. Tale ricchezza è dovuta alla grande diversità litologica, topografica e climatica che caratterizza il nostro Paese, alla sua storia paleogeografica e paleoclimatica, nonché alla posizione centrale nel bacino Mediterraneo.

Si afferma inoltre, che il nostro Paese sia il più dotato al mondo in fatto di patrimonio storico artistico e culturale: questa opinione (non esistono infatti dati statistici completi e comparabili) è suffragata da diverse fonti e in particolare dal “Country Brand Index”.

Va detto comunque che l’Italia, è in 14° posizione assoluta nel ranking mondiale, davanti a paesi europei nostri diretti concorrenti in fatto di turismo come la Francia (17° posto), la Gran Bretagna (19° posto) e la Spagna (23° posto).

Però alcuni aspetti, che i grandi viaggiatori internazionali giudicano non all’altezza delle aspettative, concorrono a screditare l’accoglienza turistica.

In particolare, si fa riferimento a la “qualità della vita” il nostro Paese risulta infatti al 28° posto nel ranking mondiale, al 33° per il “good for business”, al 37° per la “tecnologia avanzata”.

A mio avviso, ci sarebbe l’opportunità di operare dei miglioramenti nel settore dell’accoglienza turistica, magari partendo dalla progettazone qualitativa e dal mantenimento di aree per il turismo itinerante, cosa che fin ora non ha avuto l’opportuna attenzione.

Secondo un articolo di qualche tempo fa, in Europa dovrebbero essere in uso 5.683.860 veicoli ricreazionali (camper+caravan), così suddivisi: camper 39%, caravan 61%. Gli stati con il maggior numero di camper in uso (dati 2019) sono Germania (589.355) e Francia (524.800), seguiti da Italia (234.400) e Regno Unito (225.000). Ben distanziati sono Paesi Bassi (127.181), Svezia (104.221), Spagna (circa 70.000) e Svizzera (64.904).

Se invece consideriamo le caravan in uso (dati 2019), ai primi posti troviamo ancora la Germania (698.596 caravan) e la Francia (circa 540.000), ma vantano numeri elevati anche Regno Unito (circa 555.000) e Paesi Bassi (429.299), così come Svezia (285.701) e Spagna (circa 230.000). L’Italia si ferma a circa 65.000 caravan in uso, mentre spicca il dato della Polonia (121.095), dove la cultura del campeggio è sempre stata viva. Sommando camper e caravan in uso, ci accorgiamo che Germania, Francia e Regno Unito da soli rappresentano il 55% dei veicoli in Europa.

Il turismo en plein aire, vede un contributo, tra italiani e stranieri, di oltre 5,6 milioni di individui che hanno generato un fatturato di 2,7 miliardi di euro, quindi secondo stime effettuate sui dati Istat, il turismo italiano en plein air costituisce il 5% della domanda nazionale, mentre quello straniero rappresenta circa il 6% del movimento turistico incoming.

L’offerta locale di servizi

L’infrastrutturazione del territorio è molto importante per dare la possibilità ai camperisti di spostarsi e sostare senza incontrare particolari difficoltà.

In Italia sono state rilevate circa 2.000 aree di sosta per camper al di fuori dei campeggi.

Di queste, il 69% sono aree attrezzate, il 18% camper service e il 13% punti di sosta non attrezzati.

La concentrazione maggiore è stata rilevata nel Nord Italia (45,1% delle aree totali, di cui 21% al Nord Ovest e 24,1% al Nord Est), mentre al Centro (26,5%) e al Sud (28,4%) la presenza è stata minore.

Il Piemonte si è distinto come la regione con il maggior numero di aree di sosta.

Rispetto alla specializzazione dell’offerta locale verso le esigenze del turismo en plein air, il territorio nazionale si presenta a macchia di leopardo.

Secondo il Rapporto, tra le realtà in grado di esprimere una elevata capacità di accoglienza, si distinguono le Marche, la Puglia, l’Abruzzo, la Toscana e la Valle d’Aosta.

Veneto, Valle d’Aosta e Marche, in particolare, sono le regioni con la maggiore densità di offerta attrezzata rispetto alla superficie territoriale e alla popolazione.

Su scala nazionale, negli ultimi tre anni si è registrata una tendenza positiva grazie all’aumento del 4% delle aree di sosta, con un incremento maggiore soprattutto al Sud e nelle Isole.

Ma non è tutto oro quel che luccica, da una parte i servizi proposti o hanno prezzi abbastanza importanti, oppure di scarsissima qualità.

Le aree di sosta attrezzata: ovvero, spazi attrezzati con piazzole fornite di collegamenti idro-elettrici, con possibilità di effettuare lo scarico delle acque che in alcuni casi prevedono servizi aggiuntivi (es. servizi igienici, ecc.), dove solitamente la sosta è concessa per massimo 48-72 ore, sono gestite da enti locali o da soggetti privati e non sempre si trovano nelle condizioni ottimali, a volte, specialmente quelle pubbliche, sono in stato di abbandono o non adeguatamente manutenute.

Si tenga presente però che in Italia sono attualmente presenti 7.904 Comuni e il 70 per cento del totale ha meno di 5 mila abitanti.

I Comuni medi, che hanno tra i 5 mila e i 250 mila abitanti, sono in totale 2.357 e corrispondono al 30 per cento del totale dei Comuni italiani: in essi risiede il 68,3 per cento della popolazione del Paese.

Secondo il mio parere, ogni comune, specialmente quelli meno conosciuti e sponsorizzati dai flussi turistici, sono dei piccoli gioielli che meriterebbero di essere visitati, consentendo anche ai moderni “Nomadi digitali”, di potervi accedere a condizioni economiche ragionevoli.

Pertanto, anche in questo settore, ci sarebbero delle opportunità di intervento, anche con le moderne tecnologie, che consentirebbero una notevole automazione dei servizi proponibili.


A mio avviso, anche usufruendo di opportuni finanziamenti europei, si potrebbero non solo incrementare i punti area nel territorio italiano, ma anche migliorare molte realtà esistenti che, per molti versi, sono inadeguate ad ospitare degnamente i turisti di questo settore.


La mia disponibilità ovviamente è anche quella di gestire una attività di questo tipo, magari un piccolo camping.

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